I disturbi di personalità

I disturbi di personalità possono essere definiti come delle modalità di comportamento che deviano marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dove vive un individuo.

Questi comportamenti sono per lo più rigidi e immodificabili nonostante il variare delle situazioni personali e sociali.

Per fare un esempio, immaginiamo di essere delle persone molto metodiche e ordinate tanto che ogni mattina “se non ordiniamo tutta la casa non riusciamo ad andare a lavorare”.

Qualora questa nostra modalità di comportamento fosse rigida e inflessibile potrebbe accadere che anche se ci rompiamo una gamba, non possiamo fare a meno di pulire tutta la casa ogni mattina.

Tale rigidità alla lunga compromette la qualità di vita dell’individuo, e anche il suo ambiente sociale e lavorativo, per esempio può portare a continui litigi con il partner preoccupato della sua salute o a ricorrenti richiami del datore di lavoro per probabili ripetuti ritardi ecc.

In poche parole: “L’essere preciso e ordinato è una tratto di personalità, quando diventa rigido e immodificabile genera patologia”.
Questi disturbi compaiono nella prima età adulta e spesso si sviluppano in persone che hanno già una sorta di vulnerabilità psicologica, e che vivono una concomitanza di situazioni difficili quali per esempio essere cresciuti con persone significative negative, aver vissuto eventi stressanti, quali lutti e abbandoni immaginari o reali ecc.

Si possono distinguere tre categorie di disturbi e per ogni disturbo cercherò di descrivere brevemente come l’individuo percepisce se stesso, gli altri e il mondo che lo circonda.
Gruppo A“Gli strani e eccentrici”.
Fanno parte di questo gruppo, i disturbi di personalità paranoideschizoide e schizotipico.
1) Il paranoide ha un atteggiamento sospettoso e diffidente, lui si considera sempre nel giusto, innocente, nobile d’animo, mentre gli altri sono sempre maligni, discriminanti, con moventi aggressivi e nascosti. Tutto ciò si traduce in: “I fini degli altri sono quanto meno sospetti, è meglio stare in guardia e diffidare”.
2) Lo schizoide è una persona autosufficiente, solitaria, socialmente goffa, autonoma, anaffettiva. Gli altri non sono gratificanti e le relazioni sono complicate e poco stimolanti. Tutto ciò si traduce in: “Meglio star lontano dal mondo che è poco stimolante”.
3) Lo schizotipico è una persona che si reputa essenzialmente “incapace” e quindi sta bene nel suo mondo. Vive un ambivalenza nelle relazioni, gli altri sono interessanti e desiderabili ma al tempo stesso pericolosi. Tutto ciò si traduce in: ”E’ pericoloso stare con gli altri/desidero stare con gli altri; cerco gli altri ma sto sempre ai margini nelle relazioni.”
Gruppo B: “Gli emotivi e imprevedibili”
Fanno parte di questo gruppo, i disturbi di personalità istrionico, borderline, antisociale enarcisistico.
4) L’istrionico di solito non passa inosservato poiché risulta eccessivo nel modo di porsi e di vestirsi, è attraente, elegante, emotivamente sensibile. Si serve del suo fascino teatrale (capricci, crisi di pianto, gesti suicidari ecc.) per sedurre gli altri che appunto diventano ammiratori seducibili. Tutto ciò si traduce in: ”Gli altri esistono per servirmi e ammirarmi, non hanno diritto di negarmi ciò che mi spetta, e l’importante è che io segua le mie sensazioni.”
5) Il borderline è fragile, mutevole, emotivamente, instabile, autolesionista e con una forte paura dell’abbandono e del rifiuto, mentre l’altro è ipervalutato e al tempo stesso ipersvalutato (t’odio e t’amo) e vissuto come l’unico in grado di colmare un profondo vuoto affettivo. Tutto ciò si traduce in: ”L’altro è unico, perfetto e il solo in grado di colmare il mio vuoto affettivo, perciò se non soddisfa tutti i miei bisogni e si allontana, mi delude profondamente”.
6) L’antisociale attacca, deruba, imbroglia e manipola in assenza di rimorsi e sensi di colpa per le proprie azioni. Il mondo è abitato da persone vulnerabili. Tutto ciò si traduce in: ”Sono autorizzato ad infrangere le regole, gli altri vanno trattati come imbranati e vanno distrutti poiché tendono a sfruttarti”.
7) Il narcisista si sente speciale, unico, un essere superiore, usa gli altri, non rispetta le regole, è manipolativo e competitivo. Gli altri invece sono inferiori, ammiratori, a sua disposizione, e bisognosi di lui. Tutto ciò si traduce in: ”Gli altri esistono per servirmi, sono inferiori. Per me valgono regole speciali, sono migliore degli altri. Sono oltre le regole.”
Gruppo C: “Gli ansiosi e timorosi”
Fanno parte di questo gruppo, i disturbi di personalità ossessivo-compulsivo, evitante e dipendente.
8) L’ossessivo è una persona responsabile, fidata, pedante, competente, perfezionista, controllante, critico. Gli altri sono irresponsabili, superficiali, incompetenti , troppo tolleranti con se stessi. Tutto ciò si traduce in: ”So qual è la cosa giusta da fare. Io accetto tranquillamente il punto di vista degli altri, a patto che esso coincida esattamente con il mio”.
9) L’evitante si ritiene incompetente o inadeguato, privo di competenze sociali, ha una bassa stima di sé ed è vulnerabile alla critica e al rifiuto altrui. Il mondo è difficile d’affrontare, gli altri sono critici, svalutanti e superiori. Tutto ciò si traduce in: ”La vita è difficile, se la gente mi conoscesse mi rifiuterebbe e quindi poiché è terribile essere rifiutati, evito situazioni in cui posso essere svalutato poiché non posso tollerare sentimenti e pensieri spiacevoli”.
10) Il dipendente è una persona bisognosa, indifesa e incapace, avendo una bassissima autostima, non esprime disaccordo poiché teme la disapprovazione o il rifiuto (ricerca di rassicurazione). Gli altri sono idealizzati, competenti e capaci di supporto. Tutto ciò si traduce in: ”Ho bisogno degli altri per sopravvivere ed essere felice; sono disposto a sopportare qualsiasi cosa pur di non rimanere da solo con la mia incompetenza (relazioni di dipendenza)”.

Per quanto riguarda la terapia, spesso le persone con questi disturbi non ne sento il bisogno poiché ritengono che i loro problemi derivino più dagli altri che da se stessi. Quando giungono in terapia è spesso perché o vengono inviati da amici e famigliari che vivono problemi e frustrazioni a causa del loro comportamento disadattivo, oppure per la presenza di sintomi quali ansia, depressione, abuso di sostanze dovute al loro disturbo di personalità.

Una psicoterapia ben strutturata, basata su una forte alleanza terapeutica, focalizzata su obiettivi specifici e a lungo termine, può aiutare queste persone a vivere in maniera più soddisfacente nonostante le proprie rigidità.

A cura della Dott.ssa M.C. Bivona

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