La fine della storia: “Dal lutto affettivo alla rinascita personale”

Innamorarsi e vivere una intensa storia d’amore, è sicuramente una delle esperienze più emozionanti e appaganti della vita, in grado di farci sentire in pace con il mondo, aldilà delle fatiche quotidiane.

L’ amore, in un certo senso, consiste in due solitudini che si toccano, accolgono e proteggono l’un l’altra. Infatti, vivere una storia d’amore appaga il nostro bisogno narcisistico di sentirci amati e amabili, ciò vuol dire che qualcuno si innamora di noi, usciamo dalla solitudine e veniamo confermati nel nostro bisogno di essere persone buone, di valore, appunto amabili.

Ognuno per sentirsi in pace con sé stesso, ricerca costantemente nella quotidianità quelle esperienze che confermano il proprio valore, e all’opposto vive con inquietudine, quelle esperienze che turbano e disconfermano le proprie capacità sia affettive che intellettuali. Per esempio quando ci si alza la mattina, ognuno di noi spera di ricevere abbastanza soddisfazioni nel lavoro, di sentirsi utili e di sostegno per i propri amici, e soprattutto di riceve amore e considerazione positiva dal proprio partner.

Comprendiamo dunque come l’amore del nostro partner, diventa cruciale per sentirci soddisfatti di noi stessi e all’opposto quando una relazione finisce, ad essere messo in discussione non è solo un rapporto, ma il nostro valore.

Ecco qui che di norma viviamo un vero e proprio lutto affettivo, a venire meno non è in realtà la persona, ma la relazione con essa, e quindi anche il nostro valore di persone amabili, tanto che di consueto ci chiediamo cosa abbiamo di sbagliato, per essere stati mollati!
In poche parole, la prima reazione è quella di mettere in discussione il nostro valore, per poi passare ad un forte sentimento di rabbia nei confronti dell’altro che possiamo ritenere ingiusto, insensibile, egoista ecc.

Si vive in poche parole una sorta di circolo vizioso in cui si passa dalla depressione alla rabbia, dallo sconforto alla delusione, vivendo di sotto fondo, una sorta di paura di rimanere soli per sempre e di non riuscire a trovare mai più qualcuno, che ci possa amare per quello che realmente siamo.
A volte tutti questi passaggi emotivi, possono davvero mettere in crisi, tanto che tendiamo a rimanere ancorati affettivamente a quella relazione anche se è finita da tempo, con i relativi sentimenti di delusione e rabbia nei confronti di noi stessi, poiché continuiamo ad amare una persona che ci ha abbandonato.

Non di rado nella pratica clinica, capita di accompagnare queste persone lungo un vero e proprio processo di elaborazione del lutto affettivo, che come nel caso della morte di un proprio caro, necessità di momenti di profondo contatto con sentimenti di vuoto e perdita.
Solo attraversando questa ferita narcisistica, è possibile come “l’araba fenice”rinascere dalle ceneri.

La possibilità infatti di ripartire da zero, di poter contare sulle proprie forze per poter superare la delusione e il dolore, è una grande esperienza di successo, che fa aumentare il nostro valore più di mille innamorati che giurano amore eterno!

Infatti quando ci diamo la possibilità di contattare tutto il dolore che l’abbandono dell’altro ci ha arrecato, di riconoscere la nostra ferita narcisistica ossia il nostro bisogno di sentirci degni di amore, e soprattutto quando riusiamo a perdonare sia il partnernel suo essere imperfetto e quindi a volte incapace ed egocentrico, ma soprattutto noi stessi, nelle nostre fragilità e paure; allora possiamo rinascere e recuperare la speranza e la gioia di amare nuovamente.

Imparare ad amare, vuol dire prima di tutto amare noi stessi, ossia riconoscere il nostro valore, pregi e difetti, aldilà delle conferme altrui; solo così potremmo imparare ad amare l’altrosenza perderci in esso.

A cura della Dott.ssa M.C. Bivona

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