La paura della solitudine

La solitudine è un sentimento che proviamo quando viviamo un condizione di isolamento nei confronti delle relazioni sociali. Possiamo sentirci soli quando abbiamo pochi amici oppure quando veniamo lasciati dalla persona che amiamo, in queste situazioni possiamo concretamente provare sentimenti di emarginazione o abbandono.

Esiste poi un altro tipo di solitudine, più profonda e cupa, una sorta di solitudine esistenziale, data dalla sensazione di non sentirsi compresi e accolti nel nostro modo di essere, anche quando abbiamo tante persone intorno a noi.
L’individuo è un essere sociale, ha bisogno di rapportarsi con il “diverso da sé”, ha bisogno di amare e di essere amato, ciò permette di dissolvere l’alienazione e di dare una definizione e un confine alla propria persona: “mi ami, dunque esisto” (parafrasando il celebre: “penso, dunque sono”).
Spesso però è difficile intessere relazioni, a volte siamo rimasti talmente scottati e delusi, che possiamo perdere la fiducia nell’altro e nella possibilità di stabilire relazioni solide. Altre volte, siamo stati profondamente abbandonati o traditi, proprio quando sentivamo di aver più bisogno dell’altro e del suo amore, tanto da temere di non riuscire più a trovare qualcuno d’amare.
Tutto ciò è umano, quando siamo stati delusi o abbandonati è difficile provare speranza, la speranza di poter nuovamente contare su qualcuno, o di amare ed essere amati. Quando invece alziamo costantemente una barriera nei confronti dell’altro, aldilà di come questo si comporta, allora è come se fossimo dei “cecchini”: con le armi puntate anche quando la guerra è finita da un pezzo.
In poche parole, in virtù di delusioni passate, possiamo continuare a erigere difese anche quando non siamo più sotto minaccia e abbiamo di fronte a noi, una persona che è davvero disposta a mettersi in gioco. Per paura di soffrire e rimanere di nuovo soli e delusi stiamo “con la guardia alzata”, non predisposti verso l’altro, e quindi in perenne stato di assedio.

La paura della solitudine è un sentimento complesso e profondo che spesso è il responsabile di questo stato di difesa e di barriera che si può innalzare verso l’altro.
Quando invece soffriamo di quella che si può definire “solitudine esistenziale“ allora vuol dire che, indipendentemente dalla quantità di persone vicine a noi, ci sentiamo costantemente non compresi e giudicati, come se non ci fosse nessuno, davvero interessato ad entrare, con profondo rispetto, nella nostra intimità. Come se non ci fosse nessuno disposto a mettere da parte il proprio giudizio e il proprio modo di pensare, e al contrario, provare a mettersi nei nostri panni, dando valore ad ogni nostra singola esperienza.
In questo caso il senso di solitudine è più profondo e marcato, proprio perché riguarda la fatica di essere visti e accettati per quello che realmente si è. Tale solitudine, se presente e costate nel corso del nostro sviluppo fino all’età adulta, può portare ad una profonda ferita narcisistica, che spinge ad avere costantemente bisogno dell’approvazione dell’altro, per poter essere sereni con se stessi.
In questo modo, il giudizio dell’altro diventa la guida del nostro comportamento. In poche parole, ci comportiamo in un determinato modo se questo è “giudicato positivamente” da una persona a noi significativa, al fine di poter ottenere la sua approvazione e accettazione.

Ciò significa che, quando viviamo uno stato di forte solitudine, sia relazionale che esistenzialeper evitarla, possiamo rischiare di perdere la fiducia non solo negli altri, ma anche in noi stessi e nella nostra capacità di giudicare di volta in volta, a partire dalla nostra esperienzaciò che è giusto o sbagliato, buono o cattivo per noi.

Infatti solo se l’esperienza del “qui ed ora”, e non le delusione o paure passate, diventa guida e giudice supremo del nostro comportamento, allora è possibile riacquistare fiducia in noi e negli altri. Solo se impariamo prima di tutto noi, a dare valore alle nostre esperienze, a comprenderci e accettarci con profondo rispetto, allora la solitudine può diventare un occasione per stare più profondamente in compagnia di noi stessi.

A cura della Dott.ssa M.C. Bivona

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