La fine di una relazione è una delle esperienze più dolorose e fonte di stress che una persona possa vivere nell’arco della propria vita.
La separazione, infatti, comporta nella maggior parte dei casi sentimenti di lutto, delusione e sfiducia nei confronti delle relazioni affettive e sopratutto determina un grande cambiamento del proprio stile di vita, del proprio contesto sociale e delle proprie risorse economiche.
La separazione può essere consensuale quando i coniugi si accordano sulle condizioni relative all’affidamento e gestione di eventuali figli, al mantenimento e all’assegnazione della casa coniugale; oppure giudiziale, quando i coniugi non riescono serenamente ad accordarsi e affidano ad una terza persona, il Tribunale, il compito di regolare i rapporti tra di loro, essendo venuta meno la loro capacità di negoziare soluzioni soddisfacenti.
In entrambi i casi quando crollano tutti i presupposti per continuare a condividere un progetto di vita insieme, aldilà di chi prende per primo questa decisione, la confusione e rabbia possono determinare delle ferite che inquinano la capacità di trovare soluzioni rispettose per sé e soprattutto per eventuali figli.
Quando ciò avviene, la possibilità di intraprendere un percorso di Mediazione Familiare, può rappresentare una valida occasione per ritrovare una comunicazione efficace e funzionale ai cambiamenti che si prospettano per tutta la famiglia. Nella maggior parte dei casi, la mediazione mira a rendere protagonista la coppia nella gestione del proprio conflitto e alla salvaguardia della responsabilità genitoriale nei confronti dei figli.
Troppo spesso, infatti, i figli diventano il mezzo attraverso cui vendicarsi per le sofferenze che si ritengono provocate dal coniuge. A volte la rabbia è talmente forte e pervasiva che il partner può utilizzare il figlio per ferire l’altro coniuge e ottenerne vantaggi materiali, oppure a volte in maniera più inconsapevole, si può screditare la figura genitoriale, non considerando l’alto rischio per un sano sviluppo psicoaffettivo del minore.
Infatti un aspetto importantissimo da prendere in considerazione quando si decide di fare la guerra all’altro, è ricordarsi che possiamo liberamente cessare di essere coniugi ma non genitori, e che quindi “coppia genitoriale” si continua ad esserlo, anche quando l’amore lascia il posto all’acredine
In poche parole, l’unico modo per riuscire a separarsi senza ferirsi, è quello da un lato di abbandonare il bisogno di vendetta e dall’altro cercare di soddisfare i propri bisogni, senza per forza dover annientare il partner in un gioco al massacro, che rischia soltanto di esacerbare il doloroso strappo di una relazione.
Spesso dietro lo rottura di un legame è presente non solo la fine del sentimento di amore e intimità, ma anche tutta una serie di conflitti irrisolti, di non detti, tradimenti, di anni e anni in cui i partner si sono sentiti non visti, costantemente inadeguati e criticati pesantemente; tutto ciò può generare rabbia e bisogno di vendetta.
Per questi motivi, quando la rabbia che merge a partire dalla frustrazione, delusione e dolore è invalidante, l’aiuto di un professionista è fondamentale per riuscire a ricostruire la propria vita, a partire dalla separazione.
Rinascere da questo lutto, non è semplice, poiché con la separazione molti aspetti della propria vita cambieranno, anche l’essere genitori sarà diverso, ma è fondamentale ricordare che la “serenità è una malattia contagiosa”, per cui se una persona riesce a trovare un maggiore equilibrio in se stessa, a vivere una vita più soddisfacente, allora quello che può dare come contributo umano e affettivo all’altro, non può che essere serenità e appagamento.
A cura della Dott.ssa maria Cristina Bivona