Convivere con il senso di colpa

Il concetto di colpa fa parte da secoli della nostra cultura. La religione cattolica, per esempio, è essenzialmente una fede basata sul rispetto di alcuni valori e quindi direttive comportamentali, il cui perseguimento libera dal peccato e dal conseguente senso di colpa che ne può derivare, nel momento in cui trasgrediamo a questi “comandamenti”.
Pensiamo per esempio al sentimento di colpa che proviamo, indipendentemente dal nostro livello di adesione alla religione cattolica, qualora “desideriamo la donna di altri” o addirittura soddisfiamo tale desiderio, intrattenendo relazioni extra coniugali.
Inoltre, anche l’educazione che riceviamo e che impartiamo è ricca di regole e ordinamenti, la cuitrasgressione è fonte di innumerevoli sensi di colpa e sentimenti di inadeguatezza.

Infatti a parte i dieci comandamenti, si possono rintracciare delle regole implicite sia di carattere piùgenerale e che appartengono alla nostra cultura, che più specifiche di ogni differente sistema famigliare, la cui trasgressione arreca sensi di colpa.

Le regole implicite insite nella nostra cultura potrebbero essere:
• Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te!
• La verità va sempre detta!
• Chi fa la spia non è figlio di Maria!
• La coerenza è fondamentale nella vita!
• Chi sbaglia è sbagliato!

Le regole implicite tipiche di ogni famiglia sono frutto dei mandati educativi di entrambi i genitori e potrebbero essere:
• Prima il dovere e poi il piacere.
• Non si deve mai avere fiducia degli altri, perché prima o poi ti tradiranno.
• Nella vita è inutile chiedere aiuto, poiché si nasce e si muore da soli.
• Se non ti comporti come gli altri, sarai escluso.
• I soldi fanno la felicità e sono la misura di quello che vali.
Non c’è dubbio sul fatto che per convivere nella società sono importanti alcune regole e direttive comuni e che quindi è fondamentale per la sopravvivenza e per combattere la solitudine, rispettare i mandati educativi del realtà sociale dove viviamo.

Alle volte però le aspettative altrui prendono il sopravvento e possiamo rischiare di perdere fiducia nelle nostre capacità di giudicare ciò che è giusto o sbagliato per noi stessi momento per momento.
Il punto centrale della faccenda è che crescendo ci convinciamo sempre di più che solo non tradendo tali valori possiamo guadagnarci l’amore, il rispetto e la considerazione positiva, delle persone che ce li hanno tramandati. Ne consegue che fin da piccoli capiamo che per essere bene voluti da mamma e papà o dagli amici sentirci persone degne del loro rispetto e amore, tendiamo a perseguire alla lettera tali aspettativesentendoci in colpa tutte quelle volte in cui ci discostiamo da esse.

Qualora non risulti sempre facile perseguire questi costrutti rigidi, potremmo cominciare a convivere con ilsenso di colpa, o con un forte sentimento di inadeguatezza, nel momento in cui il nostro sentire e i nostri bisogni ci portano verso comportamenti totalmente opposti.
Al lungo andare entriamo in crisi, non ci riconosciamo più, perdiamo la fiducia in noi stessi e potremmo sentire la necessità di avere bisogno di un aiuto psicologico esterno.

In tali circostanze, un percorso psicologico spesso inizia con il desiderio di riallinearci a questi “mandati e valori”, ma il più delle volte, la psicoterapia diventa un occasione per ritrovare finalmente se stessi.
Infatti durante il percorso, invece di prendere per buoni e giusti aprioristicamente queste virtù, si scopre l’opportunità di chiedersi se questi valori ci appartengono davvero.

Il risultato di ciò può essere che a volte ci riallineiamo ad essi, altre volte mediante un percorso doloroso, sentiamo che questi vecchi mandati ci sono diventati stretti e possiamo provare a farci guidare più dai nostri bisogni e delle nostra emozioni.

Solo in questo modo, possiamo davvero provare ad accettarci e volerci bene anche se non aderiamo alle aspettative altrui e possiamo provare a ritrovare noi stessi e la nostra vera naturaliberandoci dal senso di colpa di non essere ciò che gli altri desiderano che siamo o che diventiamo.

A cura della Dott.ssa M.C. Bivona

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