La sessualità è una aspetto centrale della vita di un individuo e aldilà di ogni pregiudizio etico, il pensiero comune considera un’intensa attività sessuale come indicatore del valore della persona. Soprattutto in una cultura maschilista, infatti, chi ha molto desiderio sessuale è considerato come un uomo forte e virile.
Da un punto di vista clinico possiamo distinguere due tipi di disturbi del desiderio sessuale:
a) Il desiderio sessuale ipo-attivo caratterizzato da una persistente e ricorrente scarsità (o assenza) di desiderio per l’attività sessuale.
b)Il disturbo da avversione sessuale che consiste invece in una persistente o ricorrente estrema avversione o evitamento di tutti (o quasi) i contatti sessuali con i genitali del partner.
In entrambi i casi il disturbo genera alti livelli di stress e difficoltà nelle relazioni affettive.
I disturbi del desiderio possono avere delle cause organiche, per esempio possono essere determinati dall’assunzione di alcuni farmaci (tipo psicofarmaci), da alcune alterazioni ormonali ed endocrine o da alcune patologie sistemiche come neoplasie, diabete ecc. Sempre più spesso però alla base del calo del desiderio sono rintracciabili delle crisi psicologiche.
Prima di approfondire questo aspetto bisogna evidenziare però, come l’inibizione del desiderio, non deve sempre essere considerata come una patologia. Infatti ci sono persone in cui l’appetito sessuale è debole per “caratteristiche costituzionali”, e che quindi non si sentono di vivere una condizione di disagio, oppure che hanno una ridotta attività sessuale per motivi ideologici o religiosi acquisiti per libera scelta. In alcune situazioni poi, la cosi detta ”sana astinenza” può essere considerata come una reazione appropriata ad una condizione di reale pericolo.
L’astinenza dal sesso tuttavia, ben difficilmente si colloca in un terreno di scelta e quindi in un territorio davvero sano. Spesso all’origine di tale disturbo vi sono una miscela di vicende psicologiche personali che a volte si mischiano con la cultura e la morale di un dato periodo storico.
Per esempio, con l’aumento delle pari opportunità anche sessuali tra uomini e donne e quindi con la conseguente apertura e disinibizione femminile, sono andati sempre di più ad aumentare i maschi che non desiderano più il sesso, poiché si sentono attaccati da questa emancipazione.
In alcuni casi, l’ansia da prestazione è talmente alta, che va ad inibire completamente la sfera sessuale, la quale viene vista come un banco di prova della capacità di essere di essere un partner soddisfacente.
In altri casi, il calo del desiderio è la diretta conseguenza di una vita relazionale di coppia insoddisfacente, per cui i conflitti e le difficoltà invece di essere affrontate apertamente, sono agite in termini aggressivi, con la privazione totale o quasi della sfera sessuale all’interno della coppia. Ecco qui che cefalee o disturbi gastro-intestinali persistenti, comunicano in maniera velata all’altro: “ non ho desiderio”.
A volte la riduzione o assenza di desiderio sessuale è la diretta conseguenza di eventi di vita problematici come la difficoltà di trovare un posto di lavoro, la precarietà lavorativa, il licenziamento, la cassa integrazione ecc.
In tutti questi casi è evidente come una difficoltà al livello emotivo o relazionale può sensibilmente compromettere la sfera sessuale di una persona o di una coppia, e spesso il nostro corpo invece lo “urla a chiare note”, quello che non si riesce a comunicare apertamente sia a sé stessi che agli altri .
Diventa dunque fondamentale un lavoro di sostegno psico-sessuale volto ad aiutare gli individui e le coppie ad esprimere chiaramente il disagio emotivo o relazionale sottostante il calo del desiderio.
Privarci totalmente o quasi di un aspetto della vita deputato al piacere è una forma di punizione personale o relazionale che cela un disagio più profondo.
La possibilità di contattare le paure, le aspettative su noi stessi o sul partner, le emozioni sottostanti la rabbia, l’opportunità di rivedere il modo con cui abbiamo costruito tutta la nostra sessualità senza biasimarsi, può permettere di ritrovare la voglia di continuare a desiderare, così come diceva Oscar Wilde:
“La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”.
A cura della Dott.ssa M.C. Bivona