La ricetta della felicità: il piacere prima del dovere

Esiste un modo per essere davvero felici, oppure la ricetta per la felicità non esiste, e questo sentimento è solo un’illusione romantica? Dunque esiste davvero una sorta di lista di ingredienti che garantisce felicità ad abbondanza?

Nel mio lavoro spesso mi torvo ad ascoltare e sostenere il dolore delle persone, poiché spesso le incontro in un momento difficile della loro vita, dove qualcosa è entrato in crisi, dove tutto non è più come prima e si sente di aver perso la serenità interiore, o comunque la capacità di recuperarla.

Ma tutti e dico tutti li vedo intenti a ritrovare le redini della propria vita, a cercare, a volte come approcci di scarso successo, la ricetta per la felicità.

Personalmente non credo che esista una formula matematica che per un rapporto di causa-effetto determini la felicità immutevole, ritengo di più che questo sentimento sia labile e di difficile definizione, ma una cosa è certa che quando siamo felici siamo in equilibrio psicologico con noi stessi.

A partire dal mio lavoro, dall’incontro tra persona e persona, sembra che ci siano degli elementi comuni in chi trova la felicità e sono:

1. Prima il piacere e poi il dovere. Coloro che sono alla ricerca di esperienze di benessere, sembrano che vivano più spesso il sentimento della felicità. Ciò significa non perdere quella spinta che spesso abbiamo quando siamo in vacanza, di ricercare esperienze piacevoli, aldilà dei doveri quotidiani. Ogni giorno abbiamo diritto alle nostre esperienze di piacere, non solo per quindici giorno l’anno!

2. Linea di accettazione alta. Le persone più felici sono quelle che accettano maggiormente se stessi e di conseguenza gli altri. Infatti più siamo tolleranti con noi stessi, ossia meno ci giudichiamo o biasimiamo per le nostre fragilità, più saremo inclini ad accettare che il mondo è altrettanto imperfetto come noi. Di conseguenza i problemi si riducono e un senso di pace esistenziale aleggia!

3. Ascolto dei propri bisogni. Se imparassimo ad ascoltare tutto ciò di cui abbiamo bisogno, tenderemo a vivere per soddisfare i nostri bisogni e più che quelli degli altri. Più soddisfazione e meno frustrazione vuol dire meno tensione e quindi più serenità.

4. Contatto puro con le proprie emozioni. La salute mentale esiste quando una persona “piange tutte le volte che ha voglia di piangere e ride tutte le volte che ha voglia di ridere”, in poche parole quando è in diretto contatto con le proprie emozioni. Le emozioni non sono positive o negative (giudizio), sono gradevoli o sgradevoli, e più neghiamo o reprimiamo quelle sgradevoli e più esse trovano vie malsane di espressione che allontanano dalla felicità!

4 ingredienti che sono comuni a tutte le ricette vincenti di felicità. La strada esiste, le indicazioni pure, ma questo non vuol dire che sia sempre facile. A volte idee rigide su noi stessi, ci spingono a mettere avanti il dovere riducendo all’osso esperienze di piacere, per tanto tempo (prima il dovere); altre lottiamo continuamente contro noi stessi, perché ci vorremmo diversi, migliori, ingaggiandoci in una lotta che fomenta rabbia e risentimento contro tutto e tutti (non ci piacciamo); altre ancora il bisogno di sentirsi amati da persone importanti, ci spinge ad aderire alle loro aspettative, scordandoci la nostra vera natura (l’altro prima di me); infine alcune volte proviamo delle emozioni talmente intense e dolorose che non ce la facciamo a reggerle e quindi le deviamo verso vie meno salubri (perdita di contatto emotivo).

E voi avete mai provato, anche se per brevi attimi, la felicità? Se si, che sapore aveva???

A cura della dott.ssa Maria Cristina Bivona

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