Legami a te

I legami perversi della dipendenza affettiva

Quante volte ci siamo chiesti:

“Perché non riesco a stare da solo/a? Perché non riesco a lasciarla/o nonostante mi fa soffrire così tanto?
Quanto volte ci siamo trovati in relazioni sentimentali perverse, poiché il livello di amore e quello di sofferenza erano legati e in maniera indissolubile?
E’ possibile che tutte quelle volte in cui ci siamo posti queste domande, ci siamo trovati in forme di dipendenza affettiva, nella quali o siamo ancora impigliati, oppure ci siamo liberati a fatica senza comprendere cosa sia davvero accaduto.

Allora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza!
La dipendenza affettiva è una forma di squilibrio nel modo di impostare le relazioni intime, poiché il partner viene vissuto come l’unica persona in grado di completarci e compenetrarci profondamente, tanto che la separazione da esso, è un evento angosciate e insostenibile.
Un aspetto che accomuna tutti i dipendenti affettivi è l’incapacità di vivere la solitudine, essa può infatti, rappresentare o un evento catastrofico da evitare e sfuggire, oppure all’opposto una fortezza nella quale arroccarsi.
In particolare esistono due tipologie attraverso cui la dipendenza affettiva si manifesta:

a) La dipendenza affettiva vera e propria. In questi casi la persona cerca l’altro, per potersi appoggiare totalmente, non riesce a stare da solo, ha bisogno di una figura di riferimento alla quale aggrapparsi. Il partner diventa indispensabile per sedare gli stati di ansia e angoscia e per regolare la propria autostima“Se tu mi ami, io valgo”.
b) La contro-dipendenza affettiva. In questi casi la persona nega il bisogno dell’altro e fugge dal coinvolgimento affettivo nel rapporto; ha così tanto paura della relazione e dalla sua stessa dipendenza, tanto da chiudersi in una forma di auto-referenzialità assoluta: “Io non ho bisogno di nessuno”.
Il paradosso è che spesso il dipendente affettivo e il contro-dipendente si attraggono, legandosi in relazioni perverse.

Per comprendere come possa accadere ciò è necessario fare un premessa: “nelle relazioni di coppie andiamo a ricercare nel partner, la parte che sentiamo mancare in noi stessi”.

 

In questo caso, un dipendente e un contro-dipendente quando si incontrano, si attraggono fortemente, poiché vedono nell’altro, la parte che sentono in loro carente.

Quindi il dipendente è attratto dalla capacità di stare da solo, dalla sicurezza apparente del contro-dipendente affettivo e quest’ultimo è attratto dalla capacità di abbandonarsi all’altro e di chiedere aiuto del primo.
Ma il paradosso è che il dipendente chiede appoggio e considerazioni affettiva ad una persona che non è in grado offrigliele, e che invece ha bisogno di mantenere delle distanze di sicurezza, perché troppo spaventato dalla vicinanza.

Viceversa il contro-dipendete si sente attratto da una persona che cerca sempre di forzare questa distanza, alla ricerca di intimità profonda.
In questi casi è utile un percorso di psicoterapia, che possa aiutare entrambi a cercare dentro se stessi, e non nell’altro, le proprie parti carenti, in modo da diventare persone più complete e in grado di costruire relazioni più mature e adulte. In poche parole, un percorso che aiuti il dipendente a sviluppare la capacità di autodeterminazione e autonomia, e viceversa il contro-dipendente, a sviluppare la capacità di legarsi all’altro, di affidarsi e di chiede aiuto.
Si esce da questa problematica quando la persona, grazie ad un percorso psicologico, riesce adintegrare dentro se stessa, la capacità di vivere la solitudine e di autorealizzarsi, con la capacità di abbandonarsi all’altro e di chiudere aiuto quando ne ha bisogno.
Usando un gioco di parole, si esce dalla dipendenza quando dal: “Ti amo, perché ho bisogno di te”(il mio sentimento DIPENDE da te) si riesce a passare a: “Ho bisogno di te, perché ti amo” (il mio sentimento è primario e NON DIPENDE da te

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